Postumanesimo o umanesimo integrale? Interrogativi sul futuro dell’umano
Il costante desiderio di migliorarsi — arginando le fragilità e i limiti della propria condizione
biologica — rappresenta una costante nella storia umana. La grande varietà di ciò che potrebbe essere raccolto sotto l’etichetta “artificiale” è per l’uomo “naturale” e rende manifesta la fragilità di ogni tentativo di distinguere, in modo netto e senza ambiguità, tra natura e artificio, tra ciò che è naturalmente posseduto e quanto è culturalmente guadagnato. La consapevolezza di tale dialettica ha comportato, nel corso della riflessione filosofica, la ricerca di una qualche forma di equilibrio tra l’umile accettazione della fragilità e della vulnerabilità umana e la costante ricerca di un miglioramento delle proprie condizioni di vita. Un compromesso, potremmo dire, tra desiderio di perfezione e consapevolezza della propria, insuperabile, finitezza. Un compromesso ragionevole, in fondo, perché volto a ottenere il massimo entro condizioni date e non modificabili. Ma se così non fosse?