Sulla prossimità difficile. Note sul rapporto tra religione e democrazia

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Accanto ad una miriade di esperienze umane e vissuti spirituali positivi, contrassegnati da rispetto e fiducia, integrazione e partecipazione alla vita democratica, condivisione e dialogo reciproco, assistiamo, spesso senza esserne pienamente consapevoli, ad una pericolosa deriva religiosa che, servendosi con abilità di tutti gli strumenti informatici a disposizione, semina paura e sconcerto e ci impedisce di elaborare una visione serena ed equilibrata su quanto sta accadendo. Nel saggio La santa ignoranza, il politologo francese Olivier Roy ci aiuta a ricostruire i due fenomeni che, a suo avviso, determinano in modo più significativo i mutamenti religiosi del nostro tempo: la deterritorializzazione e la deculturazione. Se la religione perde il proprio riferimento con la dimensione culturale e si indebolisce la relazione con quello che è stato definito il proprio contrassegno fenomenico, lo spazio dell’inclusività non si amplia, ma sembra anzi
restringersi se non addirittura dissolversi. Il guadagno non è così una società più tollerante, bensì meno religiosa o più disorientata sotto il profilo religioso e, d’altra parte, la religione finisce per non costituire più il riferimento, l’ancoraggio della posizionalità eccentrica dell’uomo.

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