Deflazionismo e ritorno. L’io che scompare, l’io necessario
Le scienze cognitive vanno decostruendo l’io della mente – il soggetto forte, unitario, autocosciente, libero e razionale. Si tratta di un processo conoscitivo che va scoprendo una serie
di moduli specializzati che agiscono anche in competizione a livello subpersonale, mentre la
psicologia empirica e le neuroscienze mostrano quanto c’è di innato, automatico, inconscio,
emotivo nel nostro comportamento. Inoltre, si affaccia il determinismo genetico-cerebrale. Sulla
base di tutto ciò, alcuni autori (Dennett, Metzinger, Wegner) hanno proposto un paradigma
deflazionistico. Davanti a queste prospettive radicali, che uniscono argomenti concettuali e
ricerca empirica, si argomenta a favore di un io come “centro di imputazione” reale (cui non
sembra che possiamo rinunciare), il quale costituisce un’agenzia preminente alla quale dare
priorità epistemica e pragmatica. In questo senso si presta attenzione alla proposta di J. Searle.
Ci si rivolge infine al versante ontologico, con il riferimento alla posizione sostanzialista ma non
cartesiana di E.J. Lowe.
Cognitive sciences are dismantling the “I” of the mind, i.e. the rational, free, conscious, unitary and solid self we are accustomed to know. Researchers are discovering in the brain a series of specialized modules that compete at subpersonal level for the focus of attention, while empirical psychology and neuroscience highlight the innate, automatic, unconscious and emotional features of our behavior. Gene-brain determinism adds up to all that. Drawing on those findings some scholars and scientists (Dennett, Metzinger, Wegner) have proposed a deflationist thesis. These radical perspectives are based both on conceptual arguments and empirical research. In this paper I defend the concept of an “I” as real “centre of imputation” (it seems we cannot do without that centre). It is a fundamental form of agency, that has got pragmatic and epistemic priority. I therefore consider the idea of decision process put forward by J. Searle and the ontological (but not Cartesian) idea of the self of E.J Lowe, embracing some of their arguments.