Weil e Maritain: l’impensato del personalismo
L’articolo approfondisce il rapporto critico tra Simone Weil e Jacques Maritain, a partire dalle pagine di La persona e il sacro, dove la filosofa contesta il legame tra sacralità della persona e diritto naturale sviluppato in I diritti dell’uomo e la legge naturale. Il punto nevralgico della critica si condensa attorno alla radicale assunzione della vulnerabilità umana, declinata dall’autrice a partire dal concetto di sventura (malheur). L’esposizione alla sofferenza, speculare alla struttura desiderante del soggetto, concepito da Weil come “un’esigenza centrale di bene”, porta l’autrice a sottolineare la sacralità non tanto della persona, quanto della possibilità di un “passaggio dalla persona all’impersonale”. L’idea esposta nel presente contributo è che attorno a questa soglia si collochi l’impensato del personalismo maritainiano e l’elemento di attualità della più ampia antropologia delineata dalla Weil.
The article considers the critical relationship between Simone Weil and Jacques Maritain, starting from the essay Human Personality (La personne et le sacré), where Weil questions the bond between the sacredness of the human being and the natural law developed in The Rights of Man and Natural Law. The main point of the critique is found in the radical assumption of human vulnerability, that Weil declines starting from the concept of affliction (malheur). The exposure to suffering, reflecting the desiring structure of the subject, conceived by Weil as “a central need for the good,” lead the Author to emphasize not just the sacredness of the person, but of the possibility of a “passage from the person to the impersonal.” In this article it is claimed that around this threshold lies the unforeseen of Maritain’s personalism and the topical element of the broader anthropology outlined by Weil.