Svolta nell’antropologia? Su rischi e opportunità dell’IA per la filosofia
Un confronto filosofico con l’IA ha innanzitutto il compito di elaborare la base teoretica dello stesso, che consiste – così la tesi di questo articolo – nell’individuazione della “differenza personologica” tra uomo e macchina intelligente. La conoscenza dello sviluppo tecnologico
e scientifico nonché la critica delle prospettive transumane aiutano a chiarire il presupposto epistemologico e il metodo di tale indagine, ma aprono anche dal lato filosofico la considerazione circa “quale antropologia” potrebbe dimostrarsi quella più adatta cui attingere. In questo saggio si argomenta che gli approcci di Antonio Rosmini, Max Scheler e Robert Spaemann contengono un approfondimento significativo del termine persona appropriato sia per un confronto costruttivo con le nuove tecnologie sia per marcare la differenza tra persona e artefatti, senza che ciò significhi porre un limite allo sviluppo tecnologico stesso.
A philosophical confrontation with AI has first and foremost the task to elaborate its own theoreti-cal basis, which consists – so the thesis of this article – In identifying the ‘personological difference’ between human being and intelligent machine. Knowledge of technological and scientific develop-ment, and the critique of transhuman perspectives help to clarify the epistemological presupposition and method of such an investigation, but also open up on the philosophical consideration of ‘which anthropology’ might be the most suitable to draw upon. In this essay it is argued that the approaches of Antonio Rosmini, Max Scheler and Robert Spaemann contain a significant deepening of the term ‘person’ which is appropriate both for a constructive confrontation with new technologies and for marking the difference between person and artefacts, without this implying a limit to technological development itself.