Il discorso sul conflitto nel tempo della radicalizzazione

Sull’innovazione delle categorie interpretative tra visioni teoriche e analisi di pratiche

L'autore:

Il conflitto tra parti proiettato verso una degenerazione violenta rappresenta un’esperienza a cui la riflessione contemporanea riserva sempre maggiore attenzione. Ne è la prova la diffusione di speciali categorie interpretative coniate per spiegare il fenomeno, come ad esempio quelle di “radicalizzazione” o di “polarizzazione”, adottate non solo dai media ma anche da documenti istituzionali. Tuttavia l’adozione di nuove categorie esplicative per l’inquadramento
delle dinamiche del confliggere rappresenta davvero un guadagno in termini di comprensione, di capacitò diagnostica e di progettazione di interventi? A partire da una critica dell’idea di “radicalizzazione” il saggio richiama la possibilità di adottare altre categorie concettuali per la comprensione dell’escalation violenta del conflitto, mostrandone la maggiore portata analitica e, al contempo, il maggiore radicamento nei set concettuali classici del pensiero antropologico e morale. In particolare viene richiamato il caso dell’analisi del confliggere sviluppato nell’ambito della Restorative Justice, mettendone in evidenza le categorie concettuali portanti – tra cui la nozione di “male” – e i risvolti del loro impiego nello sviluppo di strategie di fronteggiamento e nel consolidamento di “buone pratiche”. Si argomenta infine l’opportunità di un approccio
interdisciplinare alle evenienze riconducibili al tema del “conflitto”, che consenta: a) di avvicinare i fenomeni emergenti valorizzando il sapere già acquisito e già efficacemente tradotto in chiavi di lettura; b) di evitare la dispersione di risorse e l’indebolimento analitico che, in ambito antropologico e morale, inevitabilmente accompagna ogni tentativo di produrre teorie e set concettuali ex novo.

The study of conflict that leads to violent outcomes for the opposing parties represents an issue that is increasingly covered by the contemporary debate. Evidence of this can be found in the diffusion of dedicated terminology provided in order to explain this phenomenon. It is often the case that in the media (but also in institutional documentation) we find terms like “radicalization” or “polarization” in conflict development. However, it is worth asking: is the adoption of new terminologies in order to explain conflict dynamics the sign of an increased and actual comprehension of these phenomena? Moving from a critique of the idea of “radicalization of conflict”, this essay tries to open up to the possibility of using different conceptual categories for the comprehension of the rising spiral of violence. Accordingly, I will show the deeper anthropological and moral connections of these categories with some classic concepts in the history of thought. Specifically, I will refer to the way of dealing with conflicts as outlined by Restorative Justice, highlighting the grounding conceptual categories (including the notion of evil) and their involvement in the development of best practices for dealing with these events. Finally, I will argue in favor of an interdisciplinary approach to the instances of conflict, in order to: a) addressing emerging social issues through classic and well-established conceptual keys; b) avoiding any inefficient use of conceptual resources and, furthermore, from an anthropological and moral philosophical point of view, avoiding any analytical weakening that inevitably occurs with any attempt to produce brand new theories and conceptual background.

 

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