Il valore politico della fedeltà – Le valeur politique de la fidélité
Muovendo da due testi di Paul Ricoeur, uno sulla sessualità, l’altro sul Cantico dei Cantici, l’autore cerca di delucidare il paradigma della fedeltà coniugale, riscoperto dalla Riforma,
in qualche modo in contrapposizione con l’elogio della castità indissolubile ed ascetica e la concezione del matrimonio come divulgata dall’apostolo Paolo, come istituzione divina dalla
Genesi in poi: non c’è nulla di buono per l’uomo nell’essere solo. Il poeta John Milton fonda il
patto coniugale sulla possibilità della sua rottura. Questa forma di legame ha anche un valore
politico assai forte, come leggiamo in Rousseau. Il problema di oggi diventa quello della
libera fedeltà: perché, e come, restare insieme, se ci possiamo separare? Oggi, dopo secoli di
promozione dell’emancipazione, in una società di solitudini ed esclusione, la libera fedeltà e il
libero attaccamento possono divenire motore vitale di critica etica, sociale e politica.
Moving from an analysis of two essays by Paul Ricoeur—one on sexuality, the other on the Song
of Songs—the author attempts to elucidate the paradigm of marital fidelity as reshaped during
the Reformation, when it was somewhat opposed to the celebration of the ascetic life and of
chastity, as well as to the ideal of celibacy in the words of Paul, based on the quote from Genesis,
“it is not good for a man to be alone”. John Milton conceived of the marital pact as being founded on the possibility of it being broken. Marriage also has a strong political value, as described by Rousseau. Nowadays, the issue is around the topic of ‘free fidelity’. Why stay together, and how to stay together, if we can separate? After centuries of pushing for emancipation, we now have a society of isolation and exclusion, in which the ‘freedom to be faithful’ and the ‘freedom to be attached’ can become vital fuel for ethical, social and political criticism.