Riparazione, disabilità e comunità. Un trinomio possibile?

Una persona con disabilità. La sua famiglia. La città. Il conflitto interiore e esteriore: cosa lo ha generato e cosa potrebbe risolverlo? Una riflessione su un caso concreto offre spunti di riflessione sulle responsabilità politiche e sociali di una comunità nei confronti dei suoi cittadini. Indicando una pista di soluzione dei conflitti: dal particolare (una storia) all’universale (la risposta della comunità, adatta a molte situazioni simili). Il testo prova ad analizzare il caso e a proporre una pista di riflessione sul tema della responsabilità e della identità, offrendo un “lieto fine”: non di una favola, ma di una storia vera e replicabile. Come trovare il bandolo di matasse così complicate e sbrogliarle? Occorrono relazioni autentiche, dentro alle quali il dolore possa farsi parola, e quella parola possa essere considerata sacra, sottratta cioè alla sfera profana, protetta e custodita come cosa preziosa.

A person with disabilities. His or her family. The city. Internal and external conflict: what does generate it and what could solve it? A reflection upon a concrete case offers observations on the community’s political and social responsibilities towards its citizens. Trying to highlight a way of solving conflicts: from particular (a story) to universal (the answer of the community, suitable for similar situations). This essay tries to analyze the case and offer a reflection on the issues of responsibility and identity, approaching a “happy ending”, not to a tale, but to a real and replicable story. How to get to the bottom of the causes in such complicated matters? Genuine relationships are needed, where sorrow will emerge and will addressed as sacred, taken from the profane sphere and protected as something precious.

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